Valfurva: Rifugio Campo in Val Zebrù

Alcuni anni orsono la Guida Alpina Bruno De Lorenzi, di Bormio, pose in Val Zebrù un punto di riferimento e di appoggio per le escursionisti e naturalisti che volevano godere le bellezze di questa valle anche sfruttando quei particolari momenti della giornata, magici per l'osservazione della grossa fauna, dati dal lentissimo albeggiare o dal tepore del crepuscolo serale. Usufruì, per questo, di una tipica e stupenda baita di proprietà della moglie Rosalia, sita proprio nel cuore della Val Zebrù, in località Camp da mèz.

Ma le esigenze e le necessità dei frequentatori della valle sono andate aumentando di anno in anno e il "Delo", come è più comunemente conosciuto, unendo caparbietà e tenacia alle sue sopraffine capacità artigianali, ha costruito nel 1985, a poca distanza dalla vecchia baita che ora fa da dipendenza, quello che può sicuramente essere definito il Rifugio di media montagna più bello dell'alta Valtellina, rispettante appieno le caratteristiche tipologie delle baite di questa zona ed inserentesi magnificamente nell'ambiente naturale circostante.

Ma la Val Zebrù, della quale ormai il Rifugio fa parte integrante, non è solo famosa per le sue bellezze ambientali. Attorno ad essa gravita un alone di mistero e di leggenda che è troppo affascinante per non essere ricordato. Sembra, dunque, che intorno al 1150, Johannes Zebrusius, feudatario della Gera d'Adda, rifiutato in amore dalla figlia di un castellano del Lario, partì per una crociata in Terra Santa. Tornato dopo quattro anni, venne a sapere che la bella Armelinda era già convolata a nozze con altri. Zebrusius, vinto dal dolore, si ritirò nell'aspra solitudine di questa valle del Bormiese, dove visse 30 anni e un giorno. Sentendosi avvicinare il giorno della morte il prode cavaliere si adagiò sul fondo della tomba che si era costruito sotto il ghiacciaio della Miniera, facendo scattare un raffinato congegno che fece lentamente calare sopra di lui una enorme e bianca pietra sepolcrale con inciso il suo nome, che ancora oggi, dice la leggenda, si vede luccicare guardando con attenzione dalla media Val Zebrù ad una certa ora del giorno.

Ma sull'origine del toponimo Zebrù non si può essere, ovviamente, d'accordo sulla vecchia leggenda. Alcuni lo fanno derivare dalla voce pre-latina "Zewdul", di significato oscuro, ed è pure possibile che da questa forma derivino i nomi Cedè e Cevedale. Il toponimo viene indicato, in vecchi statuti del 1402 ed inventari successivi, come "Sebrù" o "Sebrujo" (i forbaschi usano ancora oggi il termine "Sebrù".

Secondo il parroco-alpinista di Solda, don Hurton,

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Quota: 2000 metri
Località: media Val Zebrù, in località Camp da mèz.
Itinerario d'accesso: dalla Valfurva, raggiunti i posteggi per le auto in località Nibloch o Tre Crosc (1610 mt.), ci si incammina lungo la stradina che percorre tutto il fondo della selvaggia Val Zebrù. Circa a metà valle, negli ampi prati e pascoli della località di Camp da mez, sulla destra a pochi metri dalla strada, si trova il Rifugio (2000 mt.).
Ore: 1.30;       dislivello: 400 metri
Attrezzatura: posti letto 25, servizio ristorante, servizi igienici all'interno con doccia. Non dispone di locale invernale
Apertura: metà giugno - metà settembre
Telefono: 0342 929185


Itinerario consigliato:  
Traversata alta al rifugio V Alpini

Tratto dalla guida Rifugi alpini, bivacchi e itinerari scelti, © Alpinia Editrice, Bormio se vuoi acquistare la Guida clicca qui...

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