Valfurva : Escursione in Val Zebrù

La Val Zebrù, che alcune guide alpinistiche dei primi del 1900 consideravano una "gemma ignorata", è diventata una vallata tra le più frequentate del Parco Nazionale dello Stelvio ed è considerata la preziosissima perla naturalistica di tutta la Valfurva. La varietà geomorfologica e l'imponenza delle sue cime, la ricchezza della fauna e della flora e i tipici insediamenti rurali in legno contribuiscono a convalidare questa cosa. Il tracciato classico della Val Zebrù ha inizio in prossimità della località "Tre Croci", a 1650 metri di quota, che si raggiunge dal parcheggio di Niblogo. Da quì per entrare in Val Zebrù con la bicicletta è sicuramente conveniente passare attraverso Pradaccio, che si raggiunge superando il ponte di destra situato alle Tre Croci.

Si raggiunge il maggengo formato dal caratteristico nucleo di baite, dagli annessi fienili e da praterie verdissimedenominato Pradaccio (1600 mt.). Superatolo si arriva ad un bivio dove sono collocati alcuni cartelli indicatori del Parco Nazionale dello Stelvio: proseguendo diritto si scende a valle verso la frazione di S.Gottardo in Valfurva, mentre svoltando a sinistra (indicazione baite di Cavallaro) si inizia a percorrere una mulattiera pianeggiante diretta in Val Zebrù che presto incontra sulla sinistra la ripida carrareccia proveniente direttamente dalle Tre Croci.

Proseguendo in piano si superano alcune fresche sorgenti, e si arriva ad un ponticello (pont de cantonecc) che porta il ciclo - escursionista sul versante opposto della valle (1819 mt.). Superatolo, la mulattiera riprende a salire e dopo aver percorso un breve tratto di salita (la più impegnativa del percorso), due tornanti portano nuovamente su un tracciato più dolce immerso in una vegetazione composta in prevalenza da abeti e pino mugo. Il tracciato sterrato si snoda sulle pendici meridionali del Monte Cristallo ed è situato tra la Val da l'acqua e la Val Remondeccia, addentrandosi poi a tratti nel bosco e a tratti nei tipici maggenghi che, generalmente, vengono abitati durante il periodo estivo e che spesso prendono il nome della famiglia proprietaria.

Queste caratteristiche e suggestive baite d'alta montagna sono generalmente costruite in legno con basamento in muratura e alcune volte presentano come copertura le originali e leggere "scandole" di larice; tale peculiare e raffinata tecnica costruttiva, con incastri agli angoli tra i tronchi delle quattro pareti perimetrali, è nota con il termine di "block bau" (su alcuni architravi si trovano incisi gli anni di costruzione, che si collocano tra il 1500 ed il 1700). La mulattiera prosegue sul versante soleggiato della vallata, supera il maggengo di Chitomas (1881 mt.) e passa sotto ad una parete dolomitica impressionante alta circa mille metri (conosciuta anche come la Pala d'Oro, regno indiscusso degli stambecchi).

Il tragitto prosegue in salita tra pini mughi ed attraversa nuovamente il torrente Zebrù in prossimità del ponte di Pecè, dove sono collocate le omonime caratteristiche baite (1905 mt.). Dopo un breve tratto si porta sul versante opposto, alle baite di Pramighen (1925 mt.) sovrastate da un fitto bosco di cembri e larici. Supera ancora due ponti prima di raggiungere l'ampia e verde conca delle baite di Campo, collocate a quota 1946 metri. Da quì continuando verso la testata della valle, dopo aver attraversato per l'ennesima volta il torrente Zebrù ed aver superato un ripido tornante, si raggiunge la Baita del Pastore (2168 mt.),


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 Lunghezza : 18800 mt     Tempo totale : 3 - 4 ore     Difficoltà  : poco impegnativo

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Tratto dalla guida Itinerari in Mountain Bike in Alta Valtellina, © Alpinia Editrice, Bormio se vuoi acquistare la Guida clicca qui...

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Diga di S. Giacomo
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